lunedì 20 maggio 2013

Multiculturalità e birilli.

Settimana scorsa siamo andati al bowling! Yuppi!! su su un po’ di entusiasmo per favore che questo sport ( perché è uno sport!) alla sottoscritta piace e anche nel Bel Paese ogni tanto si dilettava a buttar giù birilli, non sempre con risultati entusiasmanti ma nemmeno da far schifo! Provateci: è un gioco di precisione, pazienza, balletti stupidi ed ego tronfi agli strike.. inoltre a parte qualche unghia spezzata non implica eccessivi sforzi. L’invito è partito da colleghi del marito per un bowling vintage, noi l’abbiamo esteso anche ad una ragazza francese che abbiamo conosciuto ed è qui sola soletta per lavoro ed eccoci così di nuovo un gruppo ben assortito composto da due americani, due italiani e tre francesi: mi piace questa multiculturalità!

Il bowling si chiama Landmark Lanes ed è in una zona più a nord est rispetto a noi, in un quartiere carino con locali e molti giovani. Non ho ancora molta confidenza con i nostri compagni di serata quindi spero di non fare una super scivolata con gambe all’aria come mi è capitato al trentesimo compleanno dell’ingegnere in mezzo ad alcuni suoi amici ( penso la peggior figura in vita mia ma lui guadagnò mille punti scivolando di fianco a me per togliermi dall’imbarazzo.. eh?! l’amour!! beh.. diciamo l’amore e l’ebrezza del vino!) fortunatamente tutto procede senza intoppi e facciamo due partite. Il locale è rimasto come una volta, anche se sono curiosa di vederne uno all’avanguardia perché questo si avvicinava abbastanza agli standard bergamaschi, esclusa la mancanza di luci fluo e musica a palla. Nella sala accanto c’era il bar con il biliardo e in una saletta una piccola sala giochi.
Durante la serata è uscito il discorso della criminalità a Milwaukee che ho affrontato con un bel “qua sembra non esserci” subito fischiato! In realtà io mi sento molto sicura, anche nelle escursioni notturne con la nana intorno al condominio come unica anima viva nel mio raggio visivo e mai in nessuna situazione ho percepito in alcun modo il pericolo. Devo ammettere di essere un po’ ingenua su questo lato perché non colgo il pericolo facilmente e sono abbastanza rilassata anche in zone non proprio turistiche: quando sono andata a trovare Andrea in Brasile le ragazze erano tutte senza borsa e con soldi e cellulare in una bustina che tenevano chiusa in un pugno, tutti camminano speditamente e si percepiva frenesia nell’aria ( questo in uno dei quartieri più belli di San Paolo), ma io camminavo serena e non me ne preoccupavo, un po’ con l’aria del figuratisepuòsuccederequalcosaameadesso. Quindi sì, può darsi che non sia così afferrata in queste situazioni e che il mio istinto non funzioni adeguatamente ma l’unica sensazione fastidiosa che mi si è appiccicata addosso appena arrivata era riguardo alle armi. Qui posso circolare molto liberamente e quindi ricordo che il primo mese stavo attenta ai gesti veloci di chiunque oppure quando sorpassavamo una macchina automaticamente guardavo avanti per la paura di far arrabbiare qualcuno e che questo impazzisse. La circolazione così spensierata delle armi non mi lascia tranquilla, anche nei market rimango lontana dal loro reparto perché mi inquieta: il fatto che sia lecito e abituale possederne una e girarci non mi piace. Se la maggior parte delle persone lo ritiene un diritto, io penso che prevenire è meglio di curare e pensare un’arma in mano ad uno squilibrato o ad un inconsapevole bambino o anche ad una persona che in un momento della sua vita è talmente fragile da rasentare la pazzia, e usare quello che ha a portata di mano per gesti inconsueti, mi terrorizza. Comunque in questi tre mesi abbiamo girato qua e là e anche quando siamo capitati in zone più povere tutto mi è sembrato tranquillo: macchine più usurate, finestre rotte riparate alla meglio, giardini meno curati, ma tutto sommato niente di che. Non ci siamo mai stati a notte fonda e probabile non abbiamo visto i quartieri peggiori perché i nostri compagni di bowling ci hanno riferito che ci sono zone molto criminose e pericolose.
Vi ricordate l’incontro con i couchsurfer (lo trovate qui)? Durante la serata, non so come, siamo finiti a parlare di segregazione con un ragazzo laureato in sociologia. Ci ha detto che in America è ancora molto forte e che tra i vari gruppi razziali esistono al momento molte differenze: a Milwaukee ( come in moltissime altre città americane) ci sono dei quartieri esclusivamente di un’etnia nei quali si forma una microeconomia e una microcriminalità autonoma e ci ha indicato il sito Mixed metro dove si può trovare una mappa della diversità e della segregazione in America, se cliccate e inserite lo stato o la città che vi interessa vi apparirà una mappa con più colori che indicano la concentrazioni nella varie zone di ogni gruppo etnico. Ci ha spiegato che oltretutto non si riesce ad uscire da questa divisione perché nelle zone più povere addirittura i collegamenti con i mezzi pubblici verso l’esterno sono pochi e non sono aumentati con il tempo: ad esempio molto facilmente un ragazzo cresce, va a scuola e abiterà in futuro nello stesso quartiere o simile e quasi sicuramente seguirà un’università in cui la percentuale di frequentazione di persone della sua stessa etnia è alta e tutto ciò contribuisce a creare un circolo vizioso che non aiuta l’inserimento. Ci ha stupito molto perché credevamo che almeno i ragazzi della nostra generazione superassero questi ostacoli ma M. ci ha detto che in realtà questi atteggiamenti sono oramai radicati e automatici: l’integrazione avviene con più facilità nelle grandi città ma sempre con fatica. Quando gli ho fatto presente che il loro Presidente è stato votato anche dai bianchi quindi è piaciuto al di là del suo colore, facendo credere quindi che qualcosa stava cambiando, mi ha risposto sorridendo che Lui ha una mamma bianca e questo ha reso il tutto più accettabile e riguardo ai cambiamenti invece in questo campo ne sono stati visti pochi.
Mi rendo conto che decenni di ghettizzazione non possono scomparire in poco tempo: l’educazione, l’istruzione, l’ambiente e le amicizie contribuiscono a delineare una linea di separazione ancora più netta. Non posso fare a meno di pensare all’Italia che negli ultimi anni è stata presa d’assalto con la speranza di una vita migliore e ora si trova a dover prendere coscienza e a metter in atto una multiculturalità a cui ancora molti girano le spalle, non capendo l’inevitabilità di un mondo comune e vario. Ma poi penso anche ai miei bimbi di prima elementare che non vedono alcun colore e alcuna diversità e sono felice dei futuri adulti italiani.

8 commenti :

  1. Anch'io credevo che la questione "segregazione razziale" fosse ormai fuori tempo, invece un autista (di colore) a Washington ci disse che era dovuto venire via dal Mississippi dove abitava perchè il razzismo era fortissimo e molto radicato. Qui a prima vista non te ne accorgi, ma con il tempo mi sono resa conto che che tutte le professioni considerate più umili sono svolte da messicani, afro-americani, cingalesi, indiani, ecc. Certo, ci sono avvocati e medici di colore o indiani, ma in misura sempre molto minoriataria.

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    1. Nel sud poi credo sia molto più sentita.. nonostante ci sia una presenza più massicia di stranieri.. che poi vogliamo parlare di che identità ha il vero americano se non un miscuglio di discendenze per la maggior parte europee? i veri americani sono pochissimi e qs estinti!!

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  2. Le discriminazioni esistono ed esisteranno sempre, finchè qualcuno si sentirà superiore ad un altro per motivi di colore o di religione....

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  3. E' meraviglioso vedere i propri figli che non danno importanza al colore o alla nazionalita' degli amichetti. In classe con Tato ci sono bambini che arrivano da ogni parte del mondo; nella classe di Ercolino ci sono solo due europei e tutti gli altri sono Kuwaiti o arabi. Questa multiculturalita' mi affascina e mi entusiasma sapere che i nostri figli stanno crescendo open mind.

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    1. i tuoi figli avranno la fortuna di crescere con una mente aperta e libera.. gli hai fatto un regalo inestimabile.. ;)

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  4. Infatti il bello dei bambini è che distinguono gli italiani e gli stranieri non dal colore della pelle o dalla nazionalità espressa, sanno benissimo distinguere chi si sente italiano e vive come tale senza bisogno di aiuto! Non sapevo che fossi una delle poche fortunate a riuscire a insegnare in italia :D

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    1. Santissimo Magistrale!! ehhe..
      I bambini sono eccezionali.. peccato che poi ci mettano il becco i genitori e loro sono facilmente plasmabili.. :/

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